Autonomismo, sono solo tentazioni

Credo si tratti veramente di una “tentazione autonomista” quando si parla di autonomismo e si segnalano sempre i soliti nomi. C’è puzza di opportunismo.

Da decenni questi nomi hanno invaso la politica regionale con la scusa di cavalcare l’autonomia. Risultato: da oltre 50 anni, il Movimento Friuli prima e gli altri movimenti autonomisti poi, non hanno mai superato il 2 o 3 % alle elezioni regionali. Le cose sono due: o ai friulani non interessa questa autonomia o, piuttosto, non ci sono mai stati uomini che abbiano creduto e saputo portare avanti con forza le istanze autonomiste friulane.

Oggi non serve rivangare la storia alla quale il popolo friulano ha dovuto sottostare ma almeno si abbia la correttezza e l’onestà intellettuale di non prendere in giro un popolo per gli interessi personali o di questo o di quel partito.

Solo partendo dal basso, con gente pulita e che ci crede, si può raggiungere l’autonomia che tanti friulani si aspettano e non con nomi, triti e ritriti, che da decenni vivacchiano alle spalle dell’autonomismo.

E’ vero! C’è un venticello “autonomista” che preoccupa i partiti maggiori. Speriamo sia la volta buona, ma con candidati e gente all’infuori dei logori partiti nazionali.

Ci sono delle buone prospettive, anche se non tanto pubblicizzate, che risvegliano la voglia di autonomia e di identità friulana, soprattutto fra i giovani. E’ un buon segnale visto che i vecchi “sorestants” hanno praticamente fallito l’obiettivo.

Permettetemi questa citazione: nel 2018 sono previste le elezioni regionali. Esattamente 100 anni prima, nel 1918, al parlamento di Vienna c’erano due friulani, Giuseppe Bugatto e Luigi Faidutti, eletti fra le file del Partito Popolare Cattolico Friulano. La disfatta dell’impero Austro-ungarico prevedeva un riassetto europeo con una ridefinizione dei confini. In quel preciso istante lo Stato friulano, almeno in parte, avrebbe visto la luce se un certo Alcide de Gasperi, il più acerrimo nemico dei friulani, rappresentante del Partito Popolare Trentino, non avesse messo il bastone fra le ruote.

Il discorso di Bugatto si concludeva con le prime e ultime parole pronunciate in friulano nel Parlamento austriaco il 25 ottobre 1918: «Se ducj nus bandònin, si judarìn di bessôi. Dio che al fasi il rest. No volìn che nissun al disponi di nô, cence di nô».

«Se tutti ci abbandonano, ci aiuteremo da soli. Che Dio faccia il resto. Non vogliamo che nessuno disponga di noi senza di noi».

Credo non servano altre parole. I programmi che girano nel circuito autonomista li conosciamo a memoria. Si sa, oggi contano solamente i numeri ma i friulani possono farcela anche se in Italia siamo segnalati come una minoranza. Non sanno che in Friuli noi siamo la maggioranza.

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