Non c’è autonomia senza identità

In una regione che gradualmente, ma inesorabilmente, toglie tutti i punti di riferimento a un popolo come quello friulano, c’è bisogno di una forte istituzione che lo rappresenti.
L’autonomia è indispensabile in una democrazia ma non è detto che sia la medicina miracolosa che oggi può far fronte ai problemi e alle esigenze della nostra comunità. Non è detto. E’ senz’altro una buona medicina.
Le tante parole spese a favore dell’autonomia, i tanti progetti di autogoverno che vengono dichiarati con forza e convinzione da partiti e movimenti, difficilmente attecchiscono nei friulani se non sono supportati da un concetto di appartenenza, di legame con il territorio.
Solo nel sostenere identità, lingua e valori, che sono alla base di una etnia, i friulani possono ritrovare l’unione e, di conseguenza, i consensi, i voti per poter incidere nella politica locale. I partiti dividono.
Sappiamo già che l’economia langue se non ci sono risorse. Sappiamo che c’è di mezzo il consumismo, l’immigrazione, l’integrazione, la comunicazione… Che siamo obbligati a barattare qualcosa con queste realtà. Lo sappiamo!
Pochissimi parlano della crisi di identità che ci sta annientando. Si parla di interessi, di soldi!
Non siamo mica tutti morti di fame! Guardatevi in giro: quasi tutta la nostra gente vive decorosamente o almeno si arrangia senza aspettare con le mani in mano la fine della crisi, anche se è tipico il lamentarsi o il piagnucolare.
Se mi permetto di entrare a gamba tesa in questi meandri politici è solamente perché ho dedicato oltre 50 anni della mia vita a mantenere viva l’identità e la lingua friulana senza avere un minimo sostegno dai sorestants locali, dalla politica, dagli intellettuali e tantomeno dagli stessi autonomisti… Dico questo per sfatare il detto friulano “fasìn di bessôi” (facciamo da soli) che secondo me va cambiato in “o scugnìn fâ di bessôi” (siamo costretti a fare da soli), che è ben diverso.
E’ inutile lamentarsi che il friulano diserta le riunioni, i congressi o i vari dibattiti. Ha capito che quelli che si fanno servono a poco, che si dicono sempre le stesse cose, che sui social ci sono sempre i soliti che comunicano fra loro, che i giovani non vengono coinvolti in prima persona…
Il messaggio è così confuso che non è di facile ricezione.
Posso dirvi anche che al friulano piace vedere, sentire, criticare, applaudire, ma raramente si assume l’impegno di manifestare o di agire. E’ storico! L’unica insurrezione di popolo che si ricordi risale al 27 febbraio 1511…
Con questo intendo evidenziare che i gruppi autonomisti che si spendono per evitare un Friuli frammentato e umiliato, si diano una mossa. Oltre a parlare di progetti che riguardano le UTI, il malgoverno, la divergenza tra Friuli e Venezia Giulia, ecc. parlino anche di identità, di valori, di marilenghe, delle difficoltà di comunicare con i mass media… Impariamo dalla Catalogna!
A scanso di inutili polemiche premetto che il Friuli non è la Catalogna. Conosco molto bene quel Paese: ci vado 2 / 3 volte all’anno. Quando arrivi in aeroporto a Barcellona (che non è come quello di Ronchi dei Legionari) il primo saluto dello speaker è in lingua catalana, poi in spagnolo, inglese, ecc. La domenica, in cattedrale, alle ore 11 c’è la Messa in catalano, alle 12 in spagnolo… Il campo di calcio del Barcellona (che non è come quello di Udine) si chiama “Camp Nou” in catalano…
Questo solo per sottolineare l’importanza che danno alla loro madrelingua!
Noi friulani siamo distanti anni luce da un’autonomia come quella catalana.
Non è semplice individuare il giusto equilibrio della “nuova identità friulana” che si sta delineando, dove convive l’anziano, il giovane, l’immigrato, il richiedente asilo ecc., ma è sicuro che questo equilibrio va ricercato nel settore culturale locale e nella forza dei friulani sparsi nel mondo.
Per queste mie considerazioni ritengo indispensabile un ente contenitore, un assessorato specifico, un “Fogolâr Furlan” in loco, sostenuto da importanti fondi, che raccolga tutti gli enti, le istituzioni e le associazioni del settore e sia un chiaro punto di riferimento per un percorso verso la nostra “nuova identità” senza stravolgere quell’humus di valori culturali, sociali e spirituali che identificano un popolo come quello friulano, con le sue minoranze e le sue varianti. E’ vitale!
Dunque, non possiamo costruire solo ponti, dobbiamo costruire anche muri. Non parlo di cemento!
I ponti servono per le alleanze, per gli scambi, per i confronti… I muri servono per difendersi. E noi abbiamo bisogno di essere difesi. Siamo fragili, siamo deboli. Ci mettono a tacere facilmente!
Credo di essere all’avanguardia nel pensare che in futuro saranno le piccole comunità a tutelare la dignità dell’uomo, perché incentrate sulla persona. Le grandi comunità sono volute dalle lobby, dalle multinazionali, dove la persona è un mero numero fiscale.
Fatte queste considerazioni è importante capire quale potrebbe essere la scelta politica più efficace per gli autonomisti per conseguire qualche importante obiettivo nelle prossime elezioni regionali, dopo aver valutato a fondo uomini, mezzi, previsioni e percentuali: soli o in compagnia?
Se si sceglie di partecipare in solitaria potrebbe, dico potrebbe, essere più difficile un immediato coinvolgimento nella politica regionale nel sostenere una autonomia del Friuli…
In compagnia si potrebbe pretendere di gestire in primis la cultura, parte del settore turistico e agricolo per sostenere più agevolmente identità e autonomia economica.
Ritengo efficaci ambedue le scelte ma se fossi costretto, conoscendo molto bene il carattere del friulano, sceglierei la seconda opportunità, anche se meno condivisa dagli autonomisti. Essere sotans, in questo caso, avrebbe la facoltà di decidere chi governerà la prossima legislatura.
Una ben organizzata lista autonomista che appoggia il candidato di destra, o sinistra che sia, sicuramente farà vincere quello prescelto. Inoltre potrebbe eleggere più facilmente una manciata di consiglieri autonomisti senza ottenere percentuali eclatanti. La forza contrattuale sarebbe maggiore.
E’ una scelta da considerare con amor di Patria e arguzia politica, visto che è probabile la presenza alle prossime regionali di più fazioni autonomiste. Difficile pensare a una lista unitaria in Friuli.
Questo è un parere, una considerazione contestabile o meno, sperando che qualche friulano non si stracci le vesti per queste mie affermazioni. Serve dialogo! Mandi.
Dario Zampa

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